Storia degli alpini by Gianni Oliva

Storia degli alpini by Gianni Oliva

autore:Gianni Oliva [Oliva, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il piano voluto dal Comando Supremo e predisposto dai comandanti dei corpi d’armata era realistico? Molte polemiche sono sorte su questo fatto di guerra. Dopo la controffensiva sugli altipiani del giugno-luglio 1916, gli austriaci avevano dedicato attenta cura al rafforzamento delle linee difensive: in particolare, fra M. Ortigara e M. Colombara avevano scavato trincee in roccia, profonde circa m. 1,50, con parapetti di mezzo metro, costruiti con muri a secco e sacchetti a terra. «Le forti e dominanti posizioni di M. Ortigara, M. Campigoletti, M. Chiesa, M. Forno, M. Cucco di Pozze, M. Corno di Campobianco, Granari di Bosco Secco e M. Colombara erano state organizzate a capisaldi e collegate tra loro da elementi di trincea scavati in profondità, in modo da assicurare successive resistenze. Sul M. Ortigara la difesa era costituita da tre distinti elementi fra loro strettamente legati: quello di quota 2101, che partiva dalla linea di cresta e scendeva a sud sino a mezza costa sul valloncello di Buso; quello di quota 2105, che coronava la quota stessa nella parte nordorientale e meridionale; quello dietro la quota 2105 ove, per la lunghezza di una trentina di metri, il nemico aveva praticato uno sbancamento di roccia profondo circa 4 metri, creando un riparo eccellente e pressoché invulnerabile. Tutto il sistema trincerato era difeso da robusti reticolati, sovente su più ordini, con palificazione metallica infissa nella roccia, e abbondava di appostamenti per mitragliatrici, molti dei quali in caverna abilmente orientati per consentire tiri d’infilata. Nella fascia difensiva retrostante, erano state costruite numerose postazioni per artiglieria, impiantate teleferiche, assicurate le comunicazioni con le retrovie. In molti punti il terreno era stato anche minato. Caverne, ricoveri, costruzioni in pietra rendevano meno disagevoli le condizioni delle truppe nelle immediate retrovie.»35 All’efficacia dei sistemi difensivi predisposti dagli austriaci, si aggiungeva il particolare carattere del terreno, prevalentemente costituito da rocce di natura calcarea con pendii ripidi e scoscesi, ideali per il tiro dei difensori. Il generale Como Dagna, in un articolo apparso sul «Dovere» di Roma nel dicembre 1919, si dimostrava fortemente critico verso le scelte dei suoi superiori: «il convincimento in me derivato dall’esame del progetto “K”, fu che esso doveva essere modificato, perché non più adatto alla situazione del nemico, radicalmente mutata. […] Se una rapida azione in forze avrebbe avuto qualche possibilità di successo nell’estate e nell’autunno del 1916, contro le abbozzate trincee nemiche, ben poche probabilità restavano contro le formidabili linee e la salda preparazione della primavera del 1917. […] La valutazione di questi elementi, compiuta col coscienzioso concorso dei miei dipendenti, mi indussero a rappresentare le gravissime difficoltà dell’azione progettata, e in una visita fatta al comandante del XX corpo d’armata, generale Montuori, a Lozze, presenti gli ufficiali alpini superiori del sottosettore, io le esposi e dichiarai che ritenevo insufficienti per potenza i mezzi che risultavano disponibili per l’attacco, specie per la conquista del Monte Campigoletti che, a mio giudizio, rappresentava un punto di capitale importanza e di indispensabile conquista per il buon risultato dell’operazione. Le mie dichiarazioni furono appoggiate e confortate da quelle del comandante del gruppo alpino di sede a Lozze.



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